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dr. Kiko Franceso Pensato Born in Rome (Italy) on 21/10/1959. Esoteric & Theosophic Researcher Pharmacologist,Composer and Sound Engineer Graduate at University La Sapienza, Rome 1987, Degree in sound Engineering

Saturday, August 27, 2011

Interpretazione storico-esoterica del Simbolismo nell'Arte di Leonardo Da vinci , Raffaello Santi e Nicolas Poussin
 
Non e' oggettivamente semplice l'individualizzazione e la decodificazione di simbologie subliminirari nell'arte rinascimentale e seicentesca, poiche' esse , volutamente occulte , erano dirette esclusivamente agli inziati.
Il simbolo era quindi un messaggio chiaro per coloro che oltre a possederne la chiave di lettura , di fatto ne divenivano compartecipi e depositari.
E' essenziale quindi , prima dell'individuazione ed interpretazione di alcuni di essi , ripercorrere un parziale cammino storico che ci possa in qualche modo aiutare a comprenderne il significato profondo di appartenenza, che ha motivato l'esigenza della loro utilizzazione nei capolavori di Leonardo , di Raffaello e di Nicolas Poussin il secolo dopo.


l'Accademia Platonica


Alcuni grandi artisti e pensatori rinascimentali appartennero al movimento " Neo-Ermetico", diffuso nella Toscana dell'epoca, sotto l'ala mecenatica della famiglia Medicea.
Fu' infatti con il supporto di Cosimo dei Medici che nel 1459, il fiorentino Marsilio Ficino, fondo' l'Accademia Neo Platonica e tradusse nel 1471 , sperimentandone anche gli insegnamenti, il       " Corpus Hermeticum"
Si tratta di una raccolta di scritti attributi al mitico Hermes Trismegisto, il tre volte grande, ad opera del monaco macedone Michele Psellos,( IX secolo), di tradizione Egiziana , reintegrati ad Alessandrina nel III secolo.
La figura di Hermes Trismegisto e' da identificare in quella di " THOT " , Dio Egizio della luna , l'inventore della scrittura, delle scienze e guardiano della porta dell'altro mondo, rappresentato nella tradizione  con la testa di Ibis.

All'Accademia appartennero le persone piu' in vista dell'ambiente culturale Toscano del tempo, che ritenevano di vivere in un momento di transizione storica di grande importanza cioe' " All'inizio di una nuova epoca " , che avrebbe cambiato radicalmente il mondo ed in qualita' di neo-ermetici confidavano nella nascita di una nuova religione universale ,che avrebbe abbracciato dal Platonismo all'Ermetismo sino al Cristianesimo , in una visione anticipatoria di quello che poi sara' l'obbiettivo Teosofico nella fine del 1800.

Da questi pochi accenni ci si puo' rendere subito conto , rifacendosi a quel periodo storico , di debordante prepotenza papale , quale difficolta' possa aver incontrato tale tipo di associazionismo,che come in una forma sincretischica post-colombiana ha certamente trovato ragione ed esigenza nell'utilizzo di simbolismi subliminari.

Tra gli artisti che parteciparono al clima culturale dell'accademia ci furono : Sandro Botticelli, Tiziano, Leonardo Da Vinci e Raffello sia letterati illustri come Poliziano e Pico della Mirandola.
Quest'ultimo in particolare, incarnava la figura del " Magus".
Avendo studiato l'arabo, l'aramaico, e l'ebraico, nonche' dotato di memoria ed intelligenza fuori dal comune e sete di conoscenza fu un deus ex macchina dell'accademia stessa.
Nel 1446 scrisse un compendio di novecento tesi ermetiche che pubblico' a Roma, dicendosi disposto a difenderle in un contraddittorio anche con illustri porporati.
Il mentore di Pico della mirandola fu un tale Johanan Alemanno , un ebreo cabalista che dichiarava che, oltre alle tavole della legge, Mose' avesse ricevuto da Dio sul monte Sinai , anche la Quabala stessa , che introdusse poi nel mondo cristiano.
Il papa pero' , prevedibilmente, vieto' il dibattito e dichiaro' eretiche tredici delle sue novecento tesi, e proprio nel momento in cui la situazione iniziava a diventare pericolosa ,egli mori' prematuramente.

Collegamenti storici : dai Terapeuti ai Sabei

Al patriarca antidiluviano Enoch, secondo la Genesi bisnonno di Noè, la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi, nessuno dei quali accolti negli attuali canoni biblici ebraico o cristiano tranne il Libro di Enoch , chiamato Etiope ,accolto nella Bibbia dalla Chiesa Copta.

Intorno al 300 a.C a sud di Alessandria d’Egitto , e precisamente nella zona del lago Mariut,esisteva L'Ordine dei Terapeuti , i quali di origine Ebraica, avevano ribattezzato Thot con il nome di Enoch, ed tradotto in aramaico I suoi quarantadue libri.
Dopo un secolo circa , parte di essi apparvero in Palestina,sotto forma di una comunita’che seguiva le stesse regole dei Terapeuti anche nel vestiario, prendendo molto probabilmente il nome di Esseni.
Essi vivevano inizialmente sulle sponde del Mar morto a Qumram e nel circondario, ed anch’essi avevano ribattezzato Thot con Enoch.

Ne e' la prova il fatto che frammenti del libro di Enoch fanno parte del materiale ritrovato nelle grotte di Qumram nel 1945.
Giovanni il Battista fu il leader, nonche' la figura preminente di questa comunita’ nel periodo contemporaneo a Gesu' Cristo,ed i suoi discepoli rimasero fedeli alla dottrina Giovannita, anche dopo la sua morte, prendendo in seguito il nome di Mandei.
Dalla lettura degli stessi Vangeli Canonici si puo' evincere che dopo il battesimo di Gesu',da parte del Battista, il di lui cugino e di pochi mesi piu' vecchio lui , l'opera battesimale di entrambi , continuo' inspiegabilmente separata, con distinti gruppi di proseliti, tal volta in contrasto.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che , in quel momento storico, in Palestina esistessero due partiti politico-religiosi contrapposti : la vigna ed il fico, a cui vanno ricondotti due approcci politico-religiosi ben distinti.
Il primo di intransigenza e lotta armata ed il secondo tendenzialmente piu' remissivo , attento e propenso al dialogo.

Su rapporto
molto controverso, tra il Cristo e Giovanni Battista, si sono scritti numerosi studi con varie interpretazioni e opinioni in merito. La piu' moderata ,di puro e semplice antagonismo proselitico, che riconosce il Cristo come  figura storica realmente vissuta  .

La seconda ,  certamente piu' estrema riconosce in queste due figure ,sebbene distinte nella Bibbia,  la medesima persona.

Giovanni non portava questo nome per caso, poiche' egli ricevette le chiavi del Sacerdozio Eterno dai Sacerdoti Melkiti Esseni.
Egli, cioè, doveva divenire lo “Joannes”, il “Nasi ah-eddah”, il Messia della Comunità dei Fratelli della Luce.
Ricordiamo che per tradizione esssena si attendeva l'arrivo di due messia uno discendente dalla stirpe di davide , e cioe' un messia per cosi' dire Temporale ed un'altro della stirpe di Levi , cioe' un Levitico , che avrebbe guidato il popolo eletto in qualita' religiosa di gran Sacerdote,

Infatti Non solo nell’ambito del Priorato di Sion i Gran Maestri divenivano i “Giovanni”, ma da sempre il Gran Maestro di una Scuola o di un Ordine, incarnando Oannes, colui che unisce Cielo e Terra, diviene il Giovanni o Prete Gianni.
È un
Nomen Mysticum talmente importante che appare come il più frequente tra i pontefici: ben 25 volte.
In effetti, secondo la Tradizione occidentale, il Pontefice Supremo è Melqitzedeq, la cui figura si lega ai più antichi miti sumero-babilonesi, in cui veniva chiamato Oannes.

Melqitzedeq e' il Sommo Sacerdote del Dio Altissimo El Elyòn, Re di Pace e Giustizia è riconosciuto da moltissimi popoli e tradizioni, ai quali trasmise la Vera Conoscenza del Sacerdozio Reale, come il Portatore del Pane e del Vino, emergente dalle Acque della Vita trionfante e vittorioso. Tutto il mistero attorno a questo Grande Essere, ha relazione con l’origine dell’uomo e la sua Genesi nel Giardino dell’Eden, e precisamente nel suo intenso lavoro di risvegliare le coscienze assopite dell’uomo per riportarlo al Seno della Divina Madre Natura.
Così Melkitzedeq, benedetto sia in eterno, organizzò il Suo Ordine Reale e Sacerdotale dei Figli della Luce, e insegnò all’uomo, in quei grandi giorni cosmici, il Sentiero Stretto che conduce al risveglio totale delle coscienze, attraverso l’operatività con i propri fuochi, che s’incontrano nell’interiorità dell’uomo stesso: Ariete, Leone e Sagittario, che si palesano rispettivamente nella testa, nel cuore e nel sesso.

A Sumer, l’Oannes era un saggio, o guida, di un gruppo di sacerdoti.
A Micene, il Maestro-Fabbro, Capo della Corporazione dei fabbri-alchimisti, riceveva il titolo di wanax ossia “re”, che soltanto molto tempo dopo divenne basileus. Anax in greco significava esattamente “re, signore, capo”, e il suo plurale, anakes, è confluito nell’immagine dei Dioscuri (Castore e Polluce).
Il nome Joannes lo si ritrova anche nell’antico Egitto, come riportato nel Libro dei Morti, dove gli Jaani cinocefali erano gli spiriti serventi di Toth.

Circa la commistione tra la figure di Gesù e Giovanni quale unico “Maestro di Giustizia”, si espresse profeticamente Geremia: “Ecco, verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero Re e sarà saggio, ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra […]. Questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore di Giustizia” (Geremia 23,5). Signore di Giustizia o Re di Giustizia è proprio il significato di Joannes/Melkitzedeq (da melk-Re e zadiq-Giustizia).

Ma chi era veramente Giovanni?

I Mandei Definiti “Cristiani di San Giovanni” o “Cristiani Giovanniti” (Mendayye Yahya o Seguaci di Giovanni), vivono tuttora nell’odierno Iraq meridionale e nell’Iran sudoccidentale e hanno strette affinità con i Nazira, di cui si parla nella Bibbia, in Numeri 6:1. Questo elemento è di profondo interesse poiché Gesù era il Nazira per eccellenza.
Nonostante questo, i Mandei adorano la figura di Giovanni Battista e non certo quella di Gesù.
C’è da chiedersi il perché, vista l’imponenza della figura di Gesù.
Forse per i Mandei Yeoshua non è mai esistito?
È da considerarsi solo una figura simbolica?

I Mandei parlano una lingua derivata dall’aramaico, la stessa lingua di Gesù e dei suoi discepoli.
Il loro credo è prettamente gnostico, a tal punto che oggi la loro è la sola religione gnostica sopravvissuta nel mondo.
Essi considerano il Battista come uno dei più importanti leader della loro setta, ma dichiarano anche di esistere da molto tempo prima di lui.
È molto probabile che, provenendo dalla Palestina, che dicono di aver abbandonato nel I secolo, siano una diretta emanazione dei Nazira. Potrebbero aver avuto contatti con gli Esseni, se non essere considerati a loro volta come gli ultimi o gli Esseni stessi.
Sta di fatto che considerano Giovanni come una grande autorità mandea dei suoi tempi, presentato come Guaritore (Terapeuta), Buon Pastore e Pescatore di anime, titoli attribuito anche a Gesù.
Una delle caratteristiche peculiari del loro culto iniziatico è certamente il Battesimo in acqua, che, come risaputo, il Battista praticava nel Giordano. Tale rito consiste nell’introduzione in acqua di fiume dell’adepto che cerca la purificazione. Egli riceve così l’imposizione sulla testa da parte di un sacerdote battezzatore.

La pelle dell’animale Il biblista C.H. Dodds sosteneva che i Nazirei erano la setta a cui apparteneva Giovanni Battista o, più correttamente, la setta da lui guidata.
Gesù, invece, veniva indicato come Nazira perché era stato un discepolo di Giovanni.
Perché, quindi, questa venerazione per la figura di Giovanni, dato che negli stessi Vangeli, compresi gli apocrifi, la figura assiale risulta sempre Gesù?

Il motivo risiede nel fatto che i due erano (o potrebbero essere stati) la medesima persona.
I punti a favore di questa tesi sono molteplici, e conviene esaminarli in sequenza.
Giovanni e gli Esseni, nel loro dualismo gnostico, erano molto legati alla mistica Zoroastriana che, come è noto, contrapponeva la Luce (Ahura Mazda) alle Tenebre (Aryman).
Che Giovanni fosse lo Zoroastro degli Esseni (il Gran Maestro Mago) può essere dimostrato dalla radice etimologica del termine “Zoroastro”, che nell’antica lingua iranica sta per zara (giallo) e hustra (cammello), cioè “colui dal giallo, o vecchio, cammello”.

Ebbene, Matteo descrive Battista vestito di pelle di cammello (Matteo 3,4). Una reminiscenza dei culti astrali zoroastriani? È più che probabile, dato che gli antichi sacerdoti, un po’ ovunque, usavano indossare pelli di animali a testimonianza del dominio sulla natura animale e ferina dell’uomo e, quindi, della padronanza e del controllo di sé e dei propri istinti materiali. Nei misteri mitraici, il Maestro indossava una pelle di leone. In quelli Egizi, il sacerdote indossava una pelle di leopardo. La pelle di animale è sempre stato un simbolo di “transizione” e “rinascita”: il controllo e la vittoria sulla bestia interiore.
In Egitto, terra madre di tutte le iniziazioni, la rinascita o reintegrazione avveniva con il
rito del tekenu. Una prova della continuità di questa tradizione, dall’Egitto all’ebraismo, sta nel termine usato dai qabbalisti ebraici per indicare questa restaurazione, ovvero tiqqun, molto simile a tekenu.
Del tiqqun parlò mirabilmente il qabbalista Isaac Luria.
Egli lo descriveva come un processo di restaurazione macrocosmico relativo alle particelle di luce disperse nella materia.
Il tekenu egizio riguardava il microcosmo (uomo) e, segretamente, il processo alchemico di solve et coagula, cioè di raccolta della luce nell’uomo e della conseguente restaurazione dell’ “Uomo di Luce”.

Il rito egizio consisteva nel “passaggio attraverso la pelle” di un animale sgozzato, simbolo della rinascita a nuova vita (fine della nigredo e taglio della testa dell’Ego).
A quel punto, l’iniziato si vestiva di quella pelle, prendendo la posizione del feto, chiamandosi Tekenu e si coricava sotto la pelle di trasformazione (Meshka), uscendone come un rinato dalla matrice universale.
La pelle, come involucro, era detta ut, da cui “utero”, poiché si trattava di un simbolico regressus ad uterum.
Ecco come recita il Libro dei Morti egizio: “Ecco, il tekenu sdraiato sotto di essa [la pelle] nella terra di trasformazione”.
Nel Sarcofago del Cairo, catalogato con il numero 28033, è riportato che l’iniziato recitasse tali parole: “Io sono coricato nella pelle kenmet”. Il rito del passaggio attraverso la pelle fu poi modificato nella XIX dinastia, ma la pelle animale continuò a rappresentare il raggiunto dominio sulla propria natura terrena e la raggiunta “divinizzazione” del corpo.

Non è casuale, quindi, che il Gran Sacerdote Giovanni Battista indossasse una pelle di cammello, in quanto animale analogo al cavallo e rappresentazione dei quattro elementi e degli istinti materiali.
Occorre ricordare che Giovanni è noto come il Predicatore del Deserto, un iniziato alla “Via del Deserto”, e il cammello è chiamato proprio “la nave del deserto”.


STORIA DEI MANDEI



Alla morte del Battista , i Mandei, certamente piu' numerosi dei discepoli di Gesu', volendo restare fedeli al maestro ed alla sua dottrina , decisero di staccarsi dalla comunita' protocristiana ed andare via dalla Palestina e si traserirono nell’odierno Iraq settentrionale .
Verso il 100 d.C. molti di loro si stanziarono ad Harran ,nell'odierna Anatolia.
Qui trovarono un’antica cultura di tradizione Babilonese con culti pagani,che veneravano Dei stellari e dove perdurava la tradizione Ermetica di Thot, giunta da Alessandria attraverso la rotta carovaniera di Edessa.
Si puo’ dedurre quindi che I Mandei scelsero questo luogo non a caso,quivi infatti convissero pacificamente con la popolazione del luogo per alcuni secoli.
Nel 830 d.C., divenute tali terre di religione Islamica ,gli abitanti locali furono costretti dal Califfo Al-Mamum, a convertirsi all'Islam , o a dichiarare e dimostrare di appartenere ad una religione presistente, contemplata nel Corano.
Fu’ cosi’ che la popolazione indigena di Harran congiuntamente a quella dei Mandei , adottarono il nome di Sabei - I lavati - che veniva mensionato (popolo del Libro) , nel Corano sotto i tratti del profeta esoterico Idrîs, con l’ appellativo di Khidr (il Verde)
I Sabei dichiararono inoltre di venerare il Profeta Hermes Trismegisto (L’egiziano dio Thot ).
E' qui appunto che avviene la definitiva fusione tra Mandei ed abitanti di Harran in quelli che poi furono indicati in seguito nella storia, con il nome di Sabei.
Nello stesso anno, siamo circa nell' 800 d.C. fu fondata la ’Confraternita dei Costruttori " , derivata dagli gnostici israeliti, rifugiatisi nel'odierno Iraq del sud.
Circa un secolo dopo, al Cairo , furono scritte le loro dottrine segrete, (degli Israeliti) in 50 trattati che consistevano nei Quarantadue libri di Thot e dalle Epistole dei Fratelli Puri
Nel 1000 d.C circa, tale dottrina segreta fu’ introdotta a Toledo, in Spagna, dall’esoterico Maslama, che si ritiene facesse parte di una comunita' li' nel tempo stanziatasi, di origine Sabea.
Nel 1085, a causa delle persecuzioni Cristiane, la scuola esoterica di Maslama, dovette pero' fuggire da Toledo e venne accolta in Francia alla scuola del Rabbi Rashi , che alcuni anni prima, nel 1070,aveva fondato la sua scuola Qabalistica alla corte di Blois e Champagne e poi sede definitive a Troyes , sotto l'ala protettiva del ricco e potente mecenate : Il Conte di Campagne.
Fu’ cosi’ che tale dottrina segreta , in particolare Le Epistole dei Fratelli Puri degli Ismaeliti, giunsero in Francia alla scuola di Rashi, dove e' probabile che Stephan Harding, priore di Citeaux e mentore di Bernard de Clairvaux ( Bernardo di Chiaravalle) ne sia venuto in possesso.
L’orientalista Allan Oslo suggerisce nei suoi studi che le Epistole dei Fratelli Puri degli Ismaeliti , utilizzando una scrittura simbolica necessitassero di una chiave esoterica per essere decifrate, che era a conoscenza solo tra gli iniziati della ’Confraternita dei Costruttori; percui ha azzardato l'ipotesi che uno dei fini della costituzione dei Monaci Templari fosse quello di venire in possesso, in terra Santa, delle necessarie chiavi di lettura in lingua Araba.
Come avvera' in seguito, nel rinascimento in Toscana , questa terra, dominio del Conte di Champagne , uomo di grande splendore e ricchezza, fu il palcoscenico della nascita dell'Ordine dei Cistercensi, dell'Ordine di Sion e dell ’Ordine dei Cavalieri del Tempio o Templari, e proprio questa lingua di terra a ridosso dei Pirenei , conosciuta come Linguadoca, divenne pian piano teatro di misteri tutt’ora irrisolti, ed oggetto di ricerca , sul popolo Cataro, e la sua orrenda crociata, sui Templari, I Monaci Cistercensi, e tutta la letteratura sulla Maddalena e la discendenza Merovingia.
Al tempo delle crociate la Terra Santa era un crocevia ed un crogiolo di culture, tradizioni e religioni, ed e' ormai certo che i Templari ebbero relazione con i Drusi, una comunita' mussulamana le cui credenze religiose spaziano dal Corano ,agli scritti Pitagorei, Platonici ed Ermetici.
E' quindi piu' che possibile che i Templari abbiano avuto contatti con i membri della Confraternita.
Non e' escluso come ho accennato che Harding , venendo a conoscenza del contenuto delle Epistole , vi scopri' qualcosa di importante che lo spinse ad organizzare gli scavi , presso le rovine del Tempio di Salomone, a Gerusalemme, dando luogo cosi' alla nascita dell'ordine militare religioso.



Seguaci del Re Sole - MANDEI  SABEI

Nel XVII secolo i missionari gesuiti che tornavano dalla regione attorno ai fiumi Eufrate e Tigri, nell'odierno Iraq, raccontarono dell'esistenza di una setta definendola «Cristiani di San Giovanni». Nonostante vivessero tra i musulmani e fossero circondati dagli arabi, aderivano a una forma di cristianesimo in cui era centrale la figura di Giovanni Battista. I loro riti si imperniavano sul battesimo, non solo come cerimonia per accogliere un nuovo membro nella congregazione, ma come momento significativo in tutti i riti.(1)
I «Cristiani di San Giovanni» venerano San Giovanni Battista, ma non possono essere definiti «cristiani».
Ritengono infatti che Gesu fosse un falso profeta, un millantatore che ingannn deliberatamente il suo popolo.
Tuttavia assunsero questo nome per difendersi dalla continua minaccia di giudei, musulmani e cristiani.
Come recitano le parole del loro libro sacro, il "Ginza":

«Quando Gesu vi opprime, dite: “Noi apparteniamo a te”. Ma non sia cose nei vostri cuori, non negate la voce del vostro Maestro, l'alto Re della Luce, perché al falso Messia non c stato rivelato il mistero».(2)

Oggi questa comunitr c presente nel Sud dell'Iraq e nel Sud-Ovest dell'Iran, identificata con il nome di mandei.
C un gruppo profondamente religioso e pacifico, la cui fede proibisce la guerra e lo spargimento di sangue.
I suoi membri vivono soprattutto in villaggi e comunitr, ma molti lavorano nelle grandi cittr come orafi e argentieri. Hanno una propria lingua e scrittura, entrambe derivate dall'aramaico, la lingua parlata da Gesu e Giovanni.

Nel 1978 ammontavano a poco meno di 15 000 persone, ma dopo la persecuzione ordinata da Saddam Hussein dopo la Guerra del Golfo possono essersi quasi estinti; la situazione politica in Iraq rende impossibile una stima attendibile.(3)

«Mandei» significa letteralmente «gnostici» (dall'aramaico “manda”, gnosis) ed c termine che si riferisce propriamente solo ai laici, anche se viene spesso applicato a tutta la comunitr. I sacerdoti sono chiamati «nazorei».
Fino al 1880 nessuno aveva studiato seriamente i mandei: gli studi piu approfonditi sono ancora oggi quelli compiuti da Ethel Stevens (piu tardi sposata Drower) negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale.
Vincendo la loro motivata riservatezza e diffidenza, la Drower riusce a farsi esporre i punti fondamentali delle loro dottrine, i fatti piu importanti della loro storia e a prendere visione dei papiri segreti contenenti i loro testi sacri.

Raccolse anche una documentazione fotografica dei loro riti e copie dei libri sacri. (Nel XIX secolo studiosi tedeschi e francesi avevano cercato inutilmente di rompere quel muro di segretezza.) Ma c certo che molti segreti dei mandei restano tuttora tali per gli estranei.

I mandei hanno molti testi sacri, il piu importante dei quali c il "Ginza" (Tesoro), chiamato anche Libro di Adamo.
Altri testi significativi sono il "Sidra d'Yahia" o "Libro di Giovanni" (a volte anche "Libro dei re") e lo “Hawan Gawaita", che c una storia della setta. Il "Ginza" risale almeno al VII secolo d.C., mentre il "Libro di Giovanni" sembra sia stato compilato successivamente. In quest'ultimo testo Giovanni Battista c identificato con due nomi: "Yohanna" (cioc mandeano) e "Yahia", il nome arabo con cui appare nel Corano. L'uso frequente del nome arabo indicherebbe che il libro fu scritto dopo la conquista musulmana della regione attorno alla metr del VII secolo, ma contiene anche brani piu antichi.
La questione importante c quanto antichi siano.

Di solito si pensava che i mandei avessero scritto il "Libro di Giovanni", e descritto il Battista come profeta, per evitare la persecuzione musulmana, che tollerava, ossia non giudicava pagani, solo i popoli che aderissero a una religione implicante un libro sacro e un profeta.

Tuttavia i mandei appaiono nel Corano sotto il nome di «sabei», il che significa che erano noti anche prima del VII secolo. Nel XIV secolo comunque furono quasi annientati dai dominatori islamici.

La regione in cui i mandei abitano oggi c l'ultima tappa di un lungo esilio, costantemente segnato da persecuzioni.
Le loro leggende, e gli studi moderni, mostrano che venivano dalla Palestina, da cui furono esiliati nel I secolo d.C.
Nel corso dei secoli successivi si spostarono verso est e verso sud.

Oggi restano solo pochi rappresentanti di una religione che fu molto diffusa.

La religione dei mandei c, francamente, un confuso guazzabuglio; nel loro impianto teologico sono mescolati elementi di giudaismo vetero-testamentario; di gnosticismo eretico, di cristianesimo e di credenze iraniane dualistiche.
C difficile accertare quali fossero le loro originali convinzioni, anche perche gli stessi mandei sembrano averle dimenticate.

Tuttavia analisi minuziose hanno permesso agli studiosi di formulare alcune ipotesi, interessanti soprattutto per quanto riguarda la figura di Giovanni Battista.

I mandei rappresentano la sola religione gnostica sopravvissuta nel mondo: le loro idee sull'universo, la creazione e gli dei sono chiaramente gnostiche. Essi credono in una gerarchia di dei e semidei, maschi e femmine, con una netta divisione .tra gli spiriti della luce e quelli delle tenebre.

L'essere supremo, creatore dell'universo e delle divinitr minori, ha vari nomi, che si possono tradurre come «Vita», «Mente» o «Re della Luce». Egli cren cinque «esseri della luce» che automaticamente originarono cinque opposti esseri delle tenebre. (La sottolineatura sulla luce c tipicamente gnostica: praticamente ogni pagina del Pistis Sophia usa questa metafora.
Per gli gnostici «essere illuminati» significa «entrare nel mondo della luce».) Come negli altri sistemi gnostici, questi semidei crearono e governano l'universo materiale e la terra. Anche il genere umano fu creato da un semidio che, a seconda delle varie versioni del mito, prende il nome di Hiwel Ziwa o Ptahil. I primi uomini fisici furono Adamo ed Eva, Adam Paghia e Hawa Paghia, con degli opposti «occulti» in Adam Kasya e Hawa Kasya.
I mandei credono di essere discesi da due genitori delle coppie opposte: Adam Paghia e Hawa Kasya.
L'equivalente piu simile al demonio c la dea Ruha, che governa il regno delle tenebre, ma c anche considerata come lo Spirito Santo. La sottolineatura sull'esistenza di forze uguali e opposte del bene e del male, maschili e femminili, tipicamente gnostica, c esemplificata nelle parole:

«[...] la terra c come una donna e il cielo come un uomo, perche esso rende la terra feconda» (4)
Una dea importante, a cui sono rivolte molte preghiere nei libri dei mandei, c Libat, che c stata identificata con Ishtar.

Per i mandei il celibato c un peccato, e gli uomini che muoiono senza aver contratto matrimonio sono condannati alla reincarnazione. Tranne che in questo caso, i mandei non credono nel ciclo della rinascita: alla morte l'anima ritorna al mondo della luce da cui era venuta, ed c aiutata nel suo cammino con preghiere e cerimonie che ricordano gli antichi riti funebri egizi.

La religione permea ogni aspetto della vita quotidiana dei mandei, ma il sacramento chiave c il battesimo, che caratterizza anche i matrimoni e i funerali. I battesimi si compiono per immersione completa in piscine appositamente costruite e collegate a un fiume chiamato «Giordano».

Il rituale comporta una serie di strette di mano tra sacerdoti e battezzati. Il giorno sacro c la domenica.
Le comunitr sono rette da sacerdoti, che prendono anche il titolo di «re» (malka), ma alcuni compiti religiosi possono essere svolti anche dai laici. Il sacerdozio c ereditario e prevede tre gradi: sacerdoti ordinari, chiamati «discepoli» (tarmide), vescovi, e un «capo del popolo».

Da piu di un secolo nessuno c stato ritenuto degno di ricoprire questo ruolo.

I mandei considerano il Battista come uno dei piu importanti capi della loro setta, ma affermano di esistere da molto tempo prima del Battista. Inoltre, sostengono di aver lasciato la Palestina nel I secolo d.C., provenendo da una regione montagnosa che chiamano Tura d'Madau, non ancora localizzata dagli studiosi.
Nel XVII secolo, quando i gesuiti ne scoprirono l'esistenza, si pensn che i mandei fossero discendenti dei giudei che Giovanni aveva battezzato, ma oggi si ritiene possibile che le loro origini siano molto piu antiche.
Essi conservano tracce della loro vita nella Palestina del I secolo: la scrittura c simile a quella della Nabatea, il regno arabo che confinava con la Perea, dove predicava Giovanni Battista.(5) Indizi contenuti nell' "Hawan Gawaita" inducono a ritenere che lasciarono la Palestina nel 37 d.C., quasi al tempo della crocifissione, ma non ne chiariscono i motivi (6)
C possibile che siano stati indotti a fuggire dai seguaci di Gesu ?
Fino a tempi recenti si pensava che i mandei venissero da una setta ebraica scissionista, ma ora c riconosciuto che non hanno radici giudaiche. Infatti, anche se i loro scritti comprendono i nomi di alcuni personaggi del Vecchio Testamento, non conoscono le tradizioni ebraiche e il loro giorno sacro non cade di sabato.
Tutto cin indica che probabilmente sono vissuti vicino ai giudei, ma non facevano parte di essi.(7)
Gli studiosi hanno sempre considerato strana l'insistenza con cui i mandei affermano di provenire dall'Egitto.
Come dice la Drower, si considerano «correligionari» degli antichi egizi e uno dei loro testi afferma: «il popolo d'Egitto aveva la nostra religione».(8) Inoltre sostengono che la loro religione c nata, nella misteriosa regione montana ricordata come Tura d'Madai, da un popolo venuto dall'Egitto. Il nome del semidio che governa il mondo, Ptahil, c molto simile a quello del dio egizio Ptah, e le cerimonie funebri sembrano effettivamente quelle degli antichi egizi.

Dopo l'abbandono della Palestina i mandei vissero nelle terre dei parti e in Persia sotto il governo dei Sassanidi, ma si stabilirono anche nella cittr di Harran che, come vedremo, ha particolare rilevanza in questa ricerca.

I mandei non hanno mai affermato che Giovanni Battista fosse il loro fondatore o che avesse istituito il battesimo.
Ne lo considerano superiore a un qualunque capo della loro setta, un "nasurai" (adepto).

Affermano che anche Gesu era un "nasurai", ma divenne «un ribelle eretico che portn gli uomini fuori dalla retta via e trade le dottrine segrete [ ...]»(9)

Il "Libro di Giovanni" racconta la storia di Giovanni e di Gesu. La nascita di Giovanni c annunciata in sogno e indicata dall'apparizione di una stella che rimane sospesa sopra Enishbai (Elisabetta).
Il padre di Giovanni c Zakhria (Zaccaria), anziano e senza figli, come nel racconto del Vangelo.

Dopo la nascita del bambino i giudei complottano contro di lui, per cui viene nascosto da Anosh (Enoch) su una montagna sacra, dalla quale ritorna all'etr .di ventidue anni.
Egli diventa il capo dei mandei e, significativamente, c presentato come un guaritore.

Giovanni c chiamato «pescatore di anime» e «buon pastore», appellativi che, come abbiamo visto, sono stati riferiti sia a Iside sia a Maria Maddalena(11), oltre che a Gesu, Simon Pietro e a molte antiche divinitr mediterranee, tra cui Tammuz e Osiride.
Il "Libro di Giovanni" riporta anche una lamentazione del Battista per una pecora perduta: si era impantanata nel fango per aver adorato Gesu.

Secondo la leggenda Giovanni sposa Anhar, ma la donna non svolge un ruolo importante. Invece, stranamente, non compaiono notizie sulla sua morte, salvo un'immagine suggestiva nel "Libro di Giovanni" in cui, dopo una morte serena, la sua anima viene portata via dal dio Manda-t-Haiy nella forma di un bambino; ma questa sembra essere piuttosto una poetica prefigurazione di cin che i mandei pensavano dovesse accadere al Battista.
Gli scritti dei mandei su Giovanni non furono mai considerati storicamente attendibili, ma c comunque sconcertante che essi ignorassero il suo martirio. C pern anche possibile che l'episodio svolga un ruolo centrale nei loro misteri segreti.

Nel "Libro di Giovanni" c descritta anche la figura di Gesu, sia con il nome "Yeshu Messiah", sia come "Messiah Paulis" (probabilmente da una parola persiana che significa «imbroglione» ) e qualche volta come "Cristo il romano".

Anche se il testo c piuttosto oscuro, fa la sua comparsa nella storia mentre studia per diventare discepolo di Giovanni: Gesu non era un membro della setta, ma un esterno. Quando si presenta sulle rive del Giordano e chiede il battesimo, Giovanni non c convinto che ne sia degno e glielo rifiuta, ma Gesu riesce a persuaderlo. Mentre Gesu viene battezzato, Ruha, la dea degli inferi, appare in forma di colomba e traccia una croce di luce sul Giordano.

Dopo essere diventato discepolo di Giovanni, in modo simile a quanto raccontato dai cristiani a proposito di Simon Mago, Gesu, come dice Kurt Rudolph, «travisa la parola di Giovanni, cambia il battesimo del Giordano e diventa sapiente attraverso la sapienza di Giovanni».(12)

L' "Hawan Gawaita" denuncia Gesu con queste parole: «Egli travisn le parole della luce e le cambin in tenebre, converte coloro che erano miei e altern tutti i culti».(13)

Il Ginza dice: «Non credere [a Gesu], perche pratica la stregoneria e l'inganno».(14)

I mandei, nella loro confusa cronologia, attendono con ansia l'avvento di una figura chiamata Anosh-Uthra (Enoch) che «accuserr Cristo il romano, il mentitore, figlio di una donna che non c dalla luce» e «smaschererr Cristo il romano come mentitore; egli sarr legato dalle mani dei giudei, i suoi devoti lo legheranno e il suo corpo sarr trucidato».(15)

Un'altra leggenda racconta di una donna chiamata Minai (Miriam o Maria), figlia di «coloro che governano Gerusalemme», che fugge con il suo amante, mentre la famiglia cerca disperatamente di farla tornare (ma prima c chiamata, in modo colorito, «cagna in calore» e «debosciata» ). La donna va a vivere con il marito alla foce dell'Eufrate, dove fonda la comunitr dei mandei di cui diventa una profetessa, sedendo su un trono e leggendo brani tratti dal "Libro della veritr".
Se, come sembra molto probabile, la storia c un'allegoria dei viaggi e delle persecuzioni della setta, indicherebbe che una fazione ebraica si era unita a un gruppo non ebraico, dando origine ai mandei.
Tuttavia il nome Miriai, il fatto che sia presentata come una «prostituta» e che diventi profetessa dopo aver lasciato la sua terra, ricordano la storia della Maddalena. In ogni caso, c interessante che i mandei si rappresentino simbolicamente con una donna.(16)
I mandei possono sembrare solo una curiositr antropologica, un popolo scomparso che si c congelato nel tempo e ha acquisito alcune bizzarre credenze nel corso dei secoli. Ma i loro testi sacri presentano delle somiglianze con altri antichi testi interessanti per la nostra ricerca.

I papiri sacri dei mandei sono illustrati con figure di divinitr molto simili a quelle presenti sui papiri magici greci ed egizi studiati da Morton Smith.(17)

Sono stati fatti confronti tra le dottrine dei mandei e quelle dei manichei, i seguaci del maestro gnostico Mani (circa 216-276); in effetti, si pensa che la setta del Mughtasilah, a cui apparteneva il padre di Mani e in cui Mani crebbe, coincidesse con i mandei. E le sue dottrine esercitarono una forte influenza sulle sette gnostiche europee, anche sui catari. G.R.S. Mead ha sottolineato le forti somiglianze che si riscontrano tra i testi sacri dei mandei e il "Pistis Sophia".

Egli considera una sezione del "Libro di Giovanni" intitolata "Tesoro d'Amore" come «eco di una fase precedente» di quell'opera.(19) Ci sono somiglianze anche con parecchi documenti di Nag Hammadi legati ai «movimenti battesimali» del tempo e con alcuni dei papiri del Mar Morto.(20)

Un'altra interessante considerazione riguarda Haran (7 COLLI DI HARRAN E OGNI COLLE UN TEMPIO ),centro della Mesopotamia in cui vissero per qualche tempo i mandei. Fino al X secolo Harran fu la sede della setta dei sabei, un gruppo importante nella storia dell'esoterismo.(21)
I suoi membri erano ermetisti ed eredi dell'ermetismo egizio, estremamente influenti sulle sette mistiche musulmane come i Sufi, che sembrano avere a loro volta influito sulla cultura del Sud della Francia nel Medio Evo, per esempio sui Templari. Come dice Jack Lindsay ne "Le origini dell' alchimia nell' Egitto greco-romano": «Uno strano insieme di credenze ermetiche, molte delle quali legate all'alchimia, persisteva tra i sabei di Harran, in Mesopotamia.
Essi sopravvissero come una setta pagana all'interno dell'lslam [. ..] per almeno due secoli»(22)

I mandei sono ancora chiamati sabei (o subba) dai musulmani contemporanei, per cui si possono identificare con i filosofi di Harran. Si pun pensare che, oltre all'ermetismo, abbiano lasciato in ereditr ai Templari anche il culto per Giovanni Battista e, forse, i loro segreti ? Kurt Rudolph, probabilmente il maggior esperto contemporaneo della cultura dei mandei, sottolinea i legami tra i loro scritti e il quarto Vangelo:

«I piu antichi elementi di letteratura mandaica hanno conservato per noi una testimonianza dall'ambiente orientale del cristianesimo e che pun essere utilizzata nell'interpretazione di certi testi del Nuovo Testamento (in particolare il corpo giovanneo».(23)

Abbiamo gir visto che molti studiosi del XX secolo pensano che parti del Vangelo di Giovanni, in particolare il prologo, siano state «prese» dagli scritti dei seguaci di Giovanni Battista. Secondo alcuni di loro questi testi avevano un'origine comune: i libri sacri dei mandei. All'inizio del 1926 H.H. Schaeder suggere che il prologo del Vangelo di Giovanni fosse «un inno dei mandei assorbito dai circoli del Battista».

(24) Un altro studioso, E. Schweizer , ha confrontato il discorso sul Buon Pastore nel Vangelo di
Giovanni e la sezione del Buon Pastore nel "Libro di Giovanni concludendo che vengono dalla stessa fonte.(25)
Secondo Rudolf Bultmann i mandei contemporanei sono i discendenti dei seguaci del Battista. Ci sono motivi convincenti per pensare che i mandei siano semplicemente un ramo della «Chesa giovannita», ma c importante riferire anche il pensiero di W. Schmithals:

«Da una parte il Vangelo di Giovanni manifesta stretti contatti con la concezione gnostica del mondo.
La fonte dei discorsi, che Giovanni incorpora o a cui aderisce, c di matrice gnostica. Sono molto rilevanti le somiglianze con gli scritti dei mandei, le cui piu antiche tradizioni risalgono al tempo del cristianesimo primitivo».(26)
Si c pensato che anche il materiale apocalittico contenuto nel Q,la fonte dei sinottici, venga dal "Ginza" dei mandei.(27)
In modo analogo c stato suggerito che il sacramento cristiano del Battesimo derivi dai riti mandeici.(28)
Le implicazioni di queste ipotesi sono sconvolgenti. C possibile che i Vangeli, cose importanti per i cristiani, non riguardino Gesu ma il suo acerrimo rivale Giovanni Battista? Le notizie piu antiche sui mandei risalgono al 792, quando il teologo siriano Theodore bar Konai , citando dal Ginza, afferma esplicitamente che essi sono derivati dai seguaci di Dositeo(29) che, come abbiamo visto, erano una setta eretica fondata da uno dei primi discepoli di Giovanni.

Abbiamo gir ricordato che Gesu era chiamato «nazoreo» , un termine che indicava gli appartenenti a un gruppo di sette della Samaria e della Galilea che esistevano prima della nascita di Gesu e si proclamavano custodi della vera religione di Israele. Facendo riferimento al fatto che anche i mandei chiamano i loro adepti «nasurai», Hugh Schonfield afferma:
«C'c un buon motivo per credere che gli eredi di questi nazorei [...] siano gli attuali [...] mandei della regione a sud dell'Eufrate».(30)

Il grande biblista inglese C.H. Dodds concludeva che i nazorei erano la setta a cui apparteneva Giovanni Battista o, piu correttamente, la setta che egli guidava; Gesu veniva indicato con quell'appellativo perché era stato un discepolo di Giovanni.(31)

Forse i mandei non sono presenti solo in Iraq e in Iran, ma hanno rappresentanti in un'altra setta segreta, i nusairiyeh o nosairi (a volte chiamati alawites, dal monte su cui vivono), che esiste ancora nell'attuale Siria.

I membri di questa setta sono apparentemente islamici, ma sembra che si tratti di un paravento per proteggersi dalla persecuzione e che abbiano mantenuto una «religione occulta» simile a una forma di cristianesimo.
Walter Birks c uno dei pochi europei che hanno cercato di studiare i nosairie ne dr notizia nel libro, scritto assieme a R.A. Gilbert, "The Treasure of Montségur.(32) Il suo resoconto c molto cauto, visto che mantiene segrete le sue fonti, ma da cin che dice gli insegnamenti segreti dei nosairi sembrerebbero molto simili alle dottrine gnostiche dei mandei.

Durante la seconda guerra mondiale Birks era stato in Siria ed era diventato amico di alcuni sacerdoti della setta.
Avendo notato che in certi loro rituali si usava un «sacro calice», aveva accennato ai catari e avanzato ipotesi sulla natura del Graal. Un sacerdote gli aveva confidato «il piu grande segreto» della loro religione: «Il Graal di cui voi parlate c un simbolo della dottrina che Cristo insegnn all'amato Giovanni. Noi lo custodiamo ancora».(33)
Le tradizioni dei mandei confermerebbero molte delle ipotesi che abbiamo discusso nei capitoli precedenti.
Per esempio: Gesu era stato un discepolo di Giovanni Battista, da cui si staccn creando un proprio movimento; Giovanni Battista era molto popolare e aveva un largo seguito, una vera e propria «Chiesa» che sopravvisse alla sua morte; i seguaci di Giovanni raccontarono episodi della sua vita che vennero modificati e inseriti nei Vangeli.
Non pun poi essere sottovalutato che i mandei colleghino la strage degli innocenti a Giovanni, di cui Erode temeva che fosse il vero «re di Israele».

Due discepoli di Giovanni, Simon Mago e Dositeo. avevano fondato sette gnostiche, influenti ad Alessandria e giudicate eretiche dalla Chiesa cristiana primitiva. Inoltre, se gli elementi gnostici del Vangelo di Giovanni derivano dagli scritti dei seguaci di Giovanni e i mandei, presunti eredi della «Chiesa di Giovanni», sono gnostici, si potrebbe concludere che Giovanni Battista stesso fosse gnostico. In questo quadro si giustificherebbero anche le affinitr tra gli scritti dei mandei, quelli di Simon Mago, il Vangelo di Giovanni e i testi gnostici copti, soprattutto il Pistis Sophia, che si c rivelato importante nella nostra ricerca su Maria Maddalena.(34)

Le sette collegate a Giovanni Battista (mandei, simoniaci e seguaci di Dositeo) erano tutte originarie della Palestina (due di esse dell'eretica Samaria), ma non seguivano la religione ebraica. Percin si pun dedurre che anche Giovanni non fosse di religione ebraica. Inoltre, anche se lo gnosticismo trae spunti da diverse culture, particolarmente da quella persiana, c dominante l'influenza della religione dell'antico Egitto. Come abbiamo visto, non solo molti insegnamenti e azioni di Gesu richiamano dei culti egizi, ma i mandei stessi affermano che i loro antenati provenivano dall 'Egitto.

Nonostante i testi dei mandei siano spesso oscuri, molte delle loro affermazioni sono state confermate dagli studiosi contemporanei. Per esempio il fatto che i mandei ebbero origine se in Palestina, ma che i loro antenati provenivano dall'antico Egitto: non erano giudei, ma vivevano vicino ai giudei.

La loro setta, quella dei nazorei, ebbe in Giovanni Battista un capo, ma era stata fondata molto tempo prima: i seguaci lo onorano, ma lo considerano solo una guida storica e un profeta. Essi furono perseguitati, prima dai giudei e poi dai cristiani, e furono cacciati dalla Palestina, sempre piu a est verso i territori in cui vivono oggi.
In accordo con il Talmud ebraico, i mandei ritengono che Gesu fosse un imbroglione e uno stregone demoniaco, lo accusano di aver «portato fuori dalla retta via» i giudei e sostengono che venne condannato a morte come occultista.

Le sette collegate con Giovanni Battista, prese nel loro complesso, costituivano un grande movimento.

I mandei, i simoniaci, i seguaci di Dositeo e forse anche i Templari furono perseguitati dalla Chiesa cattolica.
Un piccolo gruppo di mandei rimase in Iraq, ma da qualche parte, anche nella stessa Europa, i «giovanniti» continuarono a esistere in segreto.

Nei circoli occultisti europei si diceva che i Templari avessero tratto le loro conoscenze dai «giovanniti orientali».
Altri movimenti segreti esoterici, come la Massoneria e in particolare quelle diramazioni di essa che si proclamano discendenti direttamente dai Templari e dai Riti egiziani, nonché il Priorato di Sion, hanno sempre venerato Giovanni Battista.

Inoltre, se il Vangelo di Giovanni contiene molte parti di documenti scritti dai seguaci di Giovanni Battista, si spiegherebbe non solo l'interesse che i «giovanniti» hanno sempre mostrato per questo Vangelo, ma anche la confusione, probabilmente deliberata, tra Giovanni Evangelista e Giovanni Battista.

Non ci sono prove dell'esistenza di un movimento di «giovanniti» orientali fondato da Giovanni Evangelista, mentre si accumulano prove che confermano l'esistenza di una «Chiesa» ispirata da Giovanni Battista, i cui eredi contemporanei sarebbero i mandei e forse i nosairi.
Indubbiamente i mandei, ebbero origine in Medio Oriente ed e' probabile che, al tempo delle crociate, siano venuti a contatto con i Templari.
Il Dito di Dio

In molti capolavori Leonardeschi, e non solo, ritorna ossessivo il simbolo del dito indice verso l’alto, come simbolo strettamente legato alla tradizione Mandea o Giovannita.
Certamente il messaggio occulto e’ da ricondursi all’appartenenza ad una corrente segreta esoterica a cui appartennero vari artisti rinascimentali come Leonardo Da Vinci e Raffaello Sanzio, i fondatori dell’Accademia Neoplatonica.

Adorazione dei Magi.
La prima volta che il gesto appare nelle opere di Leonardo, e' nell’Adorazione dei Magi, un'olio su legno del 1481, di 246 x 243 cm, esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
E’ forse questa l’opera più importante del periodo fiorentino, in cui ogni figura partecipa con le proprie emozioni alla scena rappresentata.
Fu commissionata dai monaci di Scopeto come pala d’altare per il loro convento, e non essendo stata conclusa, venne rimpiazzata da un dipinto del medesimo soggetto di Filippino Lippi.
Nel 1482 infatti Leonardo lascia Firenze per Milano, abbandonando il lavoro allo stato di abbozzo.
Eppure già nell’abbozzo si possono riconoscere alcune caratteristiche importanti della pittura leonardesca come l’attenzione alla meccanicità e all’anatomia delle figure e lo studio dei corpi nello spazio.
Alcuni studiosi hanno individuato nel giovane a destra in basso voltato verso l’esterno , l’autoritratto del giovane Leonardo, con lo sguardo rivolto , come in senso di protesta , nella stessa posizione della figura sempre a lui attribuita , dipinta nell’ultima cena, che vedremo in seguito.
In quest'opera , il gesto e' rivolto verso l'albero del carrubo, sacro al Battista, ad indicare come secondo tradizione Mandea la visita, quella dei Re Magi ( o Maghi) , fu’ riservata a Giovanni Battista e non a Gesu’.

 

“ La vergine delle Rocce”.

E’ in questo meraviglioso capolavoro che compare la seconda volta il medesimo gesto simbolico
Il 25 aprile 1483 Bartolomeo Scorione, priore della Confraternita milanese dell'Immacolata Concezione (una confraternita laica maschile), stipulò con il giovane Leonardo,arrivato circa un anno prima da Firenze,un contratto per una pala da collocare sull'altare della cappella nella chiesa di San Francesco Grande (oggi distrutta) .

Per Leonardo fu' la prima commissione che otteneva a Milano, dove fu' stato accolto tiepidamente.
Al contratto presenziarono anche i più noti fratelli pittori Evangelista e Giovanni Ambrogio De Predis, che ospitavano Leonardo nella loro abitazione vicino Porta Ticinese.
Il dettagliatissimo contratto prevedeva un trittico.
Nella pala centrale la Madonna con un ricco abito di "broccato doro azurlo tramarino" e "con lo suo fiollo", Dio padre in alto, anche lui con la "vesta de sopra brocato doro", un gruppo di angeli alla "fogia grecha" e due profeti.
Nelle due parti laterali i confratelli chiedevano quattro angeli, "uno quadro che canteno et l'altro che soneno".
Le tavole laterali, affidate ai De Predis, dovevano mostrare angeli in gloria, il tutto per un compenso di ottocento lire imperiali da pagarsi a rate fino al febbraio 1485.
L'intelaiatura lignea venne invece affidata a Giacomo del Maiano.

Non è chiaro perché Leonardo cambiò il soggetto della tavola, optando piuttosto per il leggendario incontro tra i piccoli Gesù e Giovanni narrato nella Vita di Giovanni secondo Serapione e in altri testi sull'infanzia di Cristo.

Non vennero dipinti né Dio padre, né i profeti e gli angeli "alla foggia greca". Due soli angeli musicanti vennero dipinti da Ambrogio de Predis nelle ali laterali (oggi conservate alla National Gallery di Londra).



La prima versione, quella conservata oggi a Louvre, mostra il bambino Giovanni accanto all’angelo Uriele, che punta il dito , come un’arma, verso il bambino Gesu’ mentre Giovanni e’ ritratto nell’atto di battezzarlo.
Tale rappresentazione pittorica ci  conferma che Leonardo era a conoscenza del  testo dei Vangeli apocrifi, in particolare  quello della  “Vita di Giovanni” scritto nel 390 d.C., dal vescovo Egiziano Serapon, in cui e’ descritta questa scena, cosi’ come rappresentata nel dipinto. E’ singolare il fatto che
Osservando con attenzione il dipinto, risaltano all’occhio dell’osservatore una serie di anomalie prospettiche , inspiegabili per un genio , sempre alla ricerca della perfezione minuziosa dei particolari.
Egli stesso aveva infatti  immortalato tali concetti, nella realizzazione dell’ Uomo Vitruriano, in cui lo studio delle proporzioni risulta l’obbiettivo fondamentale della ricerca e cioe’ il Rapporto Aureo, il rapporto della bellezza ed armonia della natura.
Un modo certamente agevole per ottenere 11 Rapporto Aureo  e' quello di ricorrere alla cosiddetta "Serie del Fibonacci", che corrisponde a una successione ricorrente di numeri naturali, in cui ogni elemento e' la somma dei due che lo precedono: 1,1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, ecc.
Si da ‘ il caso che il rapporto tra due termini successivi della serie si avvicina sempre piu’ rapidamente al numero aureo: 1:2=0,500; 2:3=0,667; 3:5=0,600; 5:8=0,625; 8:13=0,615; 13:21=0,619; 21:34=0,618; 34:55= 0,618 . Oppure invertendo i fattori , cioe’  55:34 , avremo = 1.6 , altro modo per indicare tale rapporto.
Alla luce di quando sopra, risaltano ancor piu’ anomale alcune sproporzioni presenti in quest’opera, tali da farci ritenere che esse siano intenzionali e cariche  di un  preciso messaggio simbolico

 
1 ) Estrema lunghezza e sproporzione del braccio destro



2 ) Mani arcigne da rapace


3 ) Panneggio addominale della “Vergine”anomalo


 
4 ) roccia di sfondo a forma di mano 

 
5 ) caverna superiore a forma di mano


6 ) il simbolo del dito 



Infine il  simbolo del dito cosi’ affilato , e la mano sinistra della vergine in atto quasi di captare , hanno portato ad ipotizzare una scena , in cui , il dito simboleggia l’arma con cui fu tagliata la testa del Battista , che a sua volta entrebbe perfettamente nello spazio superiore , tra il dito tagliente, simbolo dell’arma da taglio,  e la mano arcigna.
Lo squardo della Vergine , in atteggiamento amorevole e’ indirizzato in questo  punto, mentro lo sguardo enigmatico dell’angelo Uriele, e’’ diretto all’esterno negli occhi dell’osservatore.
Il dito infine e’ rivolto nella direzione di Gesu’, nell’atto di essere benedetto dal Battista, cosi’ come anche tradizione
Ufficialmente , per vari studiosi, certamente “ allineati, il Cristo sarebbe invece la figura infantile destra non sinistra, cioe’ quella ritratta nell’atto di impartire la benedizione, e di conseguenza il Battista sarebbe quella di sinistra nell’atto di riceverla.
Questa descrizione pero’ non combacia con  il vangelo apocrifo “Vita di Giovanni” scritto nel 390 d.C., dal vescovo Egiziano Serapon, in cui  e’  descritta  la scena in cui l’Angelo Uriele , con il Battista , incontrerebbe in quel magico paesaggio la Vergine ed il banbin Gesu’.
Sappiamo piu’ che certamente che Leonardo era a conoscenza di tale Vangelo , facente parte di quel patrimonio storico culturae in possesso dell’Accademia Neoplatonica, di eredita’ Ermetica.
C’e’ da aggiungere, a tal proposito, anche un ’interpretazione, azzardata da alcuni studiosi.
Nella tradizione storica ortodossa , si narra che il Battista fosse stato decapitato a causa della sua predicazione in cui condannava pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade.
il re lo fece prima imprigionare, poi, per compiacere la bella figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato ad un banchetto, lo fece decapitare e le fece portare la sua testa in un piatto d’argento.
Non entrando nel merito della fondatezza o meno dell’episodio, bisogna rilevare che spesso , anche nei vangeli canonici al fianco di Gesu’ viene mensionata la figura di Salome’.
Certamente potrebbe trattarsi di una semplice omonimia, ma se cosi’ non fosse e si trattasse della medesima  persona , si aprirebbero possibili scenari , che giustificherebbero  l’odio cosi’ marcato e’ l’evidente avversione degli  scritti  Giovanniti  nei riguardi di Gesu’ Cristo.
Potrebbe quindi essere ipotizzabile ,che Gesu’ mediante ,l’aiuto della sua amica Salome’, abbia fatto “eliminare” dalla scena colui ,con cui leggittimamente avrebbe dovuto condividere il potere e la guida delle tribu’ d’Isralele, avocando a se , sia il potere temporale sia quello religioso.
Nella tradizione Essenica si faceva  infatti riferimento all’arrivo di due Messia, il primo  di natura temporale politica , appartenente di diritto alla stripe di Davide ed un secondo di natura religiosa discendente della stirpe di Aronne, cioe’ un Levitico.
Gesu’ apparteneva certamente alla prima stripe, ma nel contempo ,per via materna anche a quella Levitica, inquanto cugina di Elisabetta , madre del Battista . Giovanni invece diretto discendente della stripe di Aronne , figlio di Ezechiele , gran sacerdote del Tempio e di Elisabetta.
E’ interessante  sottolineare anche un’ulteriore strana coincidenza. Per la tradizione Giovannea, e non solo, ma anche per quanto riportatoci dallo storico Flavio Giusepe, nei  suoi numerosi e dettagliati racconti ( Cronache Giudaiche)  che il funesto accadimento , noto come “ La strage degli innocenti”, ad opera di Erode , non avvenne a causa del bambin Gesu’, ma per il Bambin Giovanni, cioe’ si cercava di uccidere  il Battista……
Sotto questa luce il dito tagliente , che come un’arma trancia la testa del Battista e’ rivolto verso il Gesu’ da Un’Uriele che quarda
l’osservatore con un messaggio di accusa inequivocabile.





Esistono altre due versione di questo dipinto , una conservata a National Gallery di Londra ed un’altra che appartiene ad una collezione private Svizzera, che e’ una copia esatta di quella del Louvre.
Nell versione Londinese sono presenti le aureole e la croce bastone di Giovanni , non presenti nella prima versione, e manca il gesto del ditto indice, come ad indicare che il Da Vinci si adeguo’ ai canoni per compiacere forse le richieste del committente, in questo caso la Confraternita Francescana della chiesa di San Francesco Grande di Milano.
In questa versione molte cose cambiano e molti simboli inspiegabilmente svaniscono.
Lo sguardo dell’Angelo Uriele non e’ piu’ rivolto all’esterno ma al bambino sulla sinistra al quale viene dipintro tra le braccia la croce bastone, non presente nella versione originale, segno identificativo ,”canonico “, del giovanni Battista . In questo modo il Cristo risulta non piu’ essere alla sinistra  , ma viene rappresentato sulla destra nell’atto di benedire.
Scompaioni inoltre le roccie e la caverna a forma di mano
Vengono aggiunte aureole sia ai babmini che alla Vergine, non presenti nella prima versione.
Le mani della vergine hanno fattezze piu’ morbide e meno arcigne, ma  la cosa piu’ eclatante e’ scomparsa del  “ dito “, simbolo dipinto in piu’ opera ossessivamente
Certamente tali cambiamenti erano rivolti al compiacimento  il committente , ma nasce spontanea la susseguente qusetione e cio’ se questi avessero o meno interpretato o parzialmente compreso la simbologia, a tal punto di chiedere esattamente l’eliminazione di esse.






L’ultima Cena

L'Ultima Cena  e’ un dipinto parietale a tempera grassa  ed olii,  realizzata su intonaco della dimensione di 4.60 x 8.80 metri  databile tra il 1494 ed il 1498.
Leonardo ricevette quella commissione da Ludovico il Moro. Il duca di Milano , che aveva infatti eletto la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie a luogo di celebrazione della casata Sforza, finanziando importanti lavori di ristrutturazione e abbellimento di tutto il complesso; 
Nell'ex-refettorio del convento e’ ancora conservata   questa meravigliosa opera , adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano
In questo affresco, l’immagine focale e’ rappresentata dal Criso in posizione centrale, tra  gruppi distinti di commensali
Oltre all’immagine femminile alla destra del Cristo, si evidenzia alla sua destra un’apostolo a lui molto somigliante, ed un’altro indietro di lui nell’atto di puntare l’indice della mano destra in direzione del Messia.


L’esistenza di una vecchia copia di questo dipinto , conservata  a Ponte Capriasca, in cui sono identificati I nomi dei commensali, ha sempre influenzato nel corso della storia l’attribuzione dei nomi stessi Apostoli.
L’apostolo alla destra del Cristo sarebbe Giovanni , il discepolo che amava,  l’altro invece alla sua sinistra  con il dito indice verso l’altro sarebbe Tommaso, cioe’ suo  fratello gemello.
Ma alla sinistra di Gesu’ compare pero’ un’apostolo vestito di verde, a lui molto somigliante che molto probabilmente potrebbe invece essere  Tommaso, e l’altra figura invece proprio il Battista (1)



Sulla  destra dell’affresco , viene ritratto  un’apostolo  particolamente somigliante a Leonardo , che rivolge lo sguardo al lato opposto del Cristo, quasi voleese andar via con  disappunto (2)                                                      
                                    (2)
Alla  destra del Cristo avrebbe dovuto sedere, per rispetto e prassi,  l’Apostolo piu’ importante, cioe’  Pietro ma appare invece  una figura decisamente femminile attribuita a Giovanni Evangelista, sempre dal riferimento pittorico di  Ponte Capriasca  
E’ di notevole interesse pero’ che In numerosi testi e Vangeli  apocrifi si e’ sempre raccontato di un certo antagonismo se non  odio tra Pietro  o Simone lo Zelota, e la Maddalena.                     Nel dipinto appare evidente che la figura femminea la si puo’ identificare in Maria  Maddalena o Maria di Betania, “la preferita dal Cristo che baciava sulla bocca”( vang. Di Filppo ), e che l’uomo in chiaro in atteggiamento violento e’ Pietro, quasi come volesse, con la mano tagliare la gola alla prediletta (3)

                                                   (3)

Compare nell’affresco ,inoltre e misteriosamente  , una mano armata di cortello alle spalle di Pietro , come pronta ad agire…(4)

                                        (4)

Questo ed altri particolari fanno ben intendere che Leonardo Da Vinci , come illustre frequentatore della Accademia Neoplatonica era un profondo conoscitore  di tutto il patrimonio gnostico ed apocrifo, a noi celato sino agli anni 40 del secolo scorso con la scoperta nelle grotte di Qumram e di Nag Hammadi del patrimonio gnostico di cui oggi disponiamo.



Un disegno su cartone , presente alla National Gallery,conosciuto anche come "Anna Selbdritt"


 raffigura la Vergine Maria ,seduta sulle sulle ginocchia della di lei madre , Sant’Anna .
Maria stringe tra le braccia il Bambin Gesu’nell’atto di benedire il Giovanni bambino e nel mezzo, tra due teste viene rappresentato ancora una volta il gesto simbolico dell’indice rivolto verso l’alto. Le dimensioni della mano sono pero’ sproporzionate, mano che sembrerebbe generarsi  dalla stessa Sant’Anna, nell’atto di osservare  Maria con uno sguardo intenso ed “enigmatico”.



E’ di estremo interesse notare come tale sguardo sia particolarmente somigliante all’immagine di Giovanni Battista cosi’ come dipinto nel celeberrimo quadro di Leonardo “Giovanni Battista” esposto anch’esso nel museo del’Louvre.


Alcuni anni dopo, pero’ Leonardo ridipinse la scena di Maria e Sant’Anna con Gesu’, ma questa volta senza il bambino Giovanni ,al cui posto compare un’agnellino, e il gesto sinbolico non viene piu’ rappresentato. E’ interessante pero’ rilevare che, come scritto nei Vangeli , fu Giovanni, secondo il Canone ad indicare in Gesu’, l’agnello di Dio che toglie I peccati del mondo non viceversa.
La rappresentazione pittorica di un semplice agnello diventa in questo quadro, un preciso messaggio subliminare, inteso a ribadire la supremazia del Battista sul Cristo , come da tradizione Mandea. 



Negli ultimi anni del maestro, Leonardo dipinse ancora Giovanni , ritratto nel gesto simbolico, ma nelle vesti di Bacco , in una tela, di maggiori dimensioni conservata oggi al Louvre.
In questa magnifico dipinto , oltre al gesto , sono presenti altri simboli di estrema importanza.:  Il cervo , l’orso e la pianta di Aquilegia.
Al cervo viene riferito il significato simbolico dell’aspirazione alla vita eterna e l’orso è una figura cosmologica, rappresentante la rigenerazione. L’ Aquilegia, pianta androgina, come il dio Bacco a cui e’ riferito il significato simbolico dell’unione dell’anima umana con l’unità divina.



Anche  nel dipinto "La Madonna dei Fusi", il capolavoro di Leonardo da Vinci rubato sei anni fa ed oggi di nuovo esposto in Scozia, esistono i presupposti per individuare messaggi simbolici nascosti


Infatti il bambino stringe il bastone a croce tra le mani, simbolo del Battista, accennando con l'indice il rituale gesto 


L'interpretazioni di tale gesto, ossessivamente dipinto da Leonardo, definito talvolta come “ Il dito di Dio “, alla luce delle credenze Mandee, si ritiene volesse simboleggiare la supremazia del Giovanni Battista  sul Cristo”, quasi ad indicare che il vero Messia fu Giovanni  e non Gesu’.
Tali convinzioni sono ampiamente presenti negli scritti Giovanniti che fanno spesso menzione al particolare , che a Giovanni come discendente della linea di Levi, spettava il ruolo di Messia Sacerdotale, ed a Gesu’ , come discendente di Davide , quello di Messia Temporale, e spesso i Vangeli hanno narrato di Gesu’ come figlio di Davide e non a caso fu crocifisso con il “ Titulus Crucis  INRI, iniziali dell'espressione latina “ Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum» (Gesù il Nazareno, Re dei Giudei ).
Questo il motivo per cui nei testi Mandei, nel " Ginza Iamina" ma in particolare nel " Hawan Gawaita " , Giovanni a proposito di Gesù disse :
“Yeshu travisò le parole della luce e le cambiò in tenebre, convertì coloro che erano miei e alterò tutti i culti'....
Viene quindi additato come il traditore ..........il falso Messia




Lo stesso simbolo lo ritroviamo nell'affresco Vaticano della Stanza della Segnatura, chiamato La scuola di Atene, realizzato tra il 1509 ed il 1510 da Raffaello Santi.
Al centro, in primo piano riconosciamo inaspettatamente, accanto ad Aristotele, lo Stesso Leonardo Da vinci nell'atto del gesto simbolico, quello  da lui ossessivamente dipinto.
Anche Raffaello Santi fu tra gli artefici della Scuola Neo Platonica Fiorentina e quindi un iniziato



Nicolas Poussin

La misteriosa storia dell’uomo dalla Maschera di Ferro



Ho reso a Monsieur Nicolas Poussin la lettera che gli avete fatto onore scrivere ed egli ha dimostrato tutta la gioia immaginabile.
Non potete credere con quali premure Monsieur Nicolas Poussin si adopera al servizio , l’affezione con cui se ne carica, il merito e la
probita’che apporta ad ogni cosa.
Egli ed io abbiamo preogettato certe cose sulle quali potro’ intrattenervi a fondo tra poco, per le quali noi otterremo da Monsieur Poussin dei vantaggi che i Re si darebbero molta pena di conoscere e che dopo di lui nessuno scoprira’ nei secoli futuri; e soprattutto cio’ non causera’ grandi costi e potra’ tornare profitto, dato che sono cose cosi’ difficili da trovare , che nessuno al mondo puo’avere in modo cosi’ rapido una fortuna piu’ grande , ne simile…

La vicenda dell’uomo della maschera di ferro fece sgorgare fiumi di inchiosto nel 1700 , trattata anche dallo scrittore Alexandre Dumas , che racconta l’infelice storia di un misterioso prigioniero mascherato trattenuto nel piu’ grande segreto dal Re sole o Luigi XIV.
In realta’ tale romanzo e’ ispirato ad una storia vera , molto inquietante , che interesso’ anche Voltaire, che cerco’ nel corso della sua vita di riuscire a svelarne le trame.
Voltaire si poneva alcuni quesiti fondamentali e cioe’ :
Perche’ nessuno poteva vedere il suo volto?
Perche’ affannarsi a nasconderlo per circa trent’anni ?
Voltaire giunse alla conclusione che si trattava di un volto alquanto noto che il re non voleva svelare, perche’ a lui molto somigliante, come un suo fratello gemello , conclusione a cui si ispiro’ anche Dumas.
Pero’ molti punti storici non quadrano ed il segreto di stato sembrerebbe avere altri retroscena.
Partiamo dunque da una importante dichiarazione , che Voltaire non poteva conoscere.
Si tratta del rapporto scritto da Du Junca , luogotenente del Re e carceriere della Bastiglia, all’epoca in cui il prigionero vi era rinchiuso:
Giovedi’ 18 settembre alle tre del pomeriggio e’ arrivato il signor De Saint Mars, nuovo governatore della Bastiglia , proveniente dal governatorato delle isole di Santa Margherita e Honorat, portando con se in una lettiga un vecchio prigioniero, che egli costodiva gia’ a Pinerolo. Questo prigioniero e’ sempre mascherato e nessuno ne conosce il nome e fu’ alloggiato in una stanza , precedentemente ben ammobiliata nella torre della Baziniere. L’ordine in tal senso era stato conferito dal signor De Saint Mars che aveva deciso che il prigioniero doveva essere servito con cura ……….
Quindi il prigioniero affidato dal Re al governatore De Saint Mars, si trovava sotto la sua custodia sin da quando egli era governatore a Pinerolo.
Da cio’ si deduce che l’uomo mascherato era scomparso dalla scena ben venti anni prima dalla data indicata da Voltaire.
Infatti De Saint Mars era statogovernatore :
dal 1664 al 1681 a Pinerolo
dal 1681 al 1688 a Exile
dal 1689 al 1698 a Santa Margherita
dal 1698 al 1704 alla Bastiglia.
Andiamo oltre con il raccorto di Du Junca , il carceriere della Bastiglia.
IL lunedi’ 19 novembre 1703 questo prigioniero mascherato , che il governatore De Saint Mars ha portato con se dalle isole di Santa Margherita , da lungo tempo recluso, all’uscita dalla messa ha avuto un malore ed e’ morto……Il detenuto e’ stato seppellito il giorno 20, ed il signor Rosarges ( domestico ) ed il dottor Reil, hanno firmato il registro indicandolo con il nome di signor De Marchiel e con l’eta’ di circa 40 anni .Il funerale e’ stato pagato 40 franchi.
Come abbiamo visto il prigioniero aveva alle spalle molti anni di reclusione da Pinerolo alla Bastiglia e’ quindi molto improbabile che avesse al momento della morte circa 40 anni, poiche’ si deduce che il detenuto abbia subito un periodo di detenzione di circa 30 anni.
E’ alquanto inverosimile l’ipotesi che l’uomo mascherato fosse un gemello del Re Luigi XIV.
In quell’epoca, infatti, la nascita ed il momento del parto di un’erede al trono era un’evento di grande risonanza popolare, a cui i sudditi partecipavano in prima persona, affollandosi nella stanza della Regina. Esistono numerose cronache dell’epoca che testimoniano tali episodi, nei quali la folla si accalcava sino al letto della partoriente.
Sarebbe stato quasi impossibile con tali usanze , nascondere all’atto della nascita uno dei due gemelli !!
Quindi chi potrebbe essere quest’uomo tanto famoso da recludere per trentanni con una maschera di ferro, durante gli spostamenti esterni ed una maschera di velluto nella sua cella, evitando accuratamente che nessuno lo riconoscesse ?
In quegli anni in verita’ un’episodio di notevole importanza, conclusosi con un clamoroso arresto ed una misteriosa , riguardo’ Nicolas Fouquet,” Sovraintendente alle Finanze “.
Nicolas Fouquet era figlio del consigliere del Parlamento di Rennes e Parigi, la cui madre Marie De Maupeu apparteneva ad una delle famiglie piu’ importanti di Francia.
Nicolas aveva studiato presso i Gesuiti, era di bell’aspetto di grande cultura , attratto dall’arte e dalle feste.
Gia’ all’eta’ di 16 anni il Cardinale Richelieu lo invio’ in qualita’ di consigliere al Parlamento di Metz, ed a 27 anni divenne intendente all’armata del nord.
il Cardinale Richelieu

Alla morte del Cardinale Richelieu, passo’ al servizio del Cardinale Giulio Mazzarino, raggiungendo l’apice della sua carriera nel 1653 come ” Sovraintendente alle Finanze “, con il titolo di Monseigneur., titolo riservato ai principi.

Cardinale Giulio Mazzarino

Col tempo Nicolas Fouquet divenne uno degli uomini piu’ in vista di Francia superando in ricchezza lo stesso sovrano.
Gestiva le finanze di Mazzarino, la pensione della Regina, era il punto di riferimento finanziario di medici, artisti, accademici e del parlamento.
La sua fulminante carriera genero’ numerose invidie , in particolare quella di Jean Baptiste Colbert , l’uomo che non rideva mai che gli invidiava il successo a tal punto da denigrarne continuamente l’operato agli occhi del Mazzarino e dello stesso sovrano.
Fin quando nel 1657 il Cardinale Mazzarino incarico Colbert di rivolgersi a Fouquet per farsi rimborsare un’ingente somma di danaro, prestata allo stato. La cifra era enorme ed il sovraintendente cerco’ un compromesso che il Cardinale rifiuto’.
Jean Baptiste Colbert

A tale rifiuto Nicolas Fouquet rispose ufficialmente con un’atto di indignazione , di cui si penti’ amaramente, a seguito del quale il Mazzarino gli tolse il saluto ,ed il sovrintendente inizio’ a temere una ritorsione.
In quei giorni Nicolas Fouquet si ammalo’ di malaria e tra le mura del suo studio nella villa di San Mande’ , inizio’ a preparare un piano di difesa che nascose dietro ad uno specchio,qualora si avverasse quella ritorsione che era nell’aria, sancendo pero’ con quell’atto la propria fine….
Il 27 agosto 1661 , luigi XIV , che da tempo aveva iniziato a dare credito alle calunnie del Colbert , decise l’arresto del sovraintendente.
Il Re agi’ rapidamente poiche’ temeva Fouquet e voleva scongiurare una sua eventuale alleanza con qualche foza Bretone , dove egli era molto popolare, e dove possedeva una flotta evitando cosi’ che organizzasse una guerra di ribbellione.
Il 4 settembre il sovrano ordino’a D’Artagnan di arrestare Nicolas Fouquet, che dopo averlo ascoltato gli chiese pero’ un’ordine per iscritto data la statura del personaggio.
Il 5 settembre 1661 alle 7 del mattino D’Artagnan accompagnato da 5 moschettieri arresto’ il sovraintendente nella piazza principale di Nantes, che non oppose alcuna resistenta e fu’ condotto in carrozza a Pinerolo.
Il perche’ di tale atteggiamento da parte di Nicolas Fouquet, puo’ essere interpretato in due modi distinti, o perche’ era tranquillo, poiche’ come pare avesse avuto rassicurazioni dal Re in persona , che era il Colbert di li’ a poco ad essere arrestato per le sue infamie, o per perche’ il Fouquet essendo a conoscenza di molti segreti ‘ non immagginava un tale epilogo.
Nella villa di San Mande’,gli uomini di Colbert trovarono dietro lo specchio il piano del Fouquet, che valse al sovraintendente l’accusa di “Alto tradimento e malversazioni nei confronti dello stato”.
Durante il processo Nicolas Fouquet si difese da solo, da brillante avvocato quale era, e si narra che accenno’ piu’ volte ad un ” SEGRETO” ed a qualcosa di una estrema importanza , di cui doveva riferire personalmente con il Re.
Il Sovrano ufficialmente non volle ascoltarlo ed il sovraintendente fu’ condannato alla perdita di tutti i beni ed all’esilio.
Nel dicembre del 1664, Luigi XIV , che solitamente interveniva per ridurre la pena di un’imputato chiese per Nicolas Fouquet l’opposto e cioe’ il carcere a vita , creando un’episodio isolato nella storia .
luigi XIV

Ma a che segreto alludeva Fouquet , di cosa voleva parlare di tanto importante personalmente con il Re e perche’ mai il Re tramuto’ la sua pena col carcere a vita ?
Nel 1673 si verifico’ un’episodio che ci puo’ aiutare a comprendere qualcosa in piu’.
Fouquet affermava di essere in possesso di rivelazioni importantissime e chiese ancorae piu’ volte di incontrare il Re .
Gli fu’ accordata la richiesta che sarebbe dovuta essere presentata pero’ per iscritto e Fouquet si accinse a scrivere subito due ” Memoires”, che furono spedite a Parigi , lette, e rimandate al mittente.
Dinanzi a lui pero’ furono bruciate , riferendogli che esse non furono mai mostrate al monarca.
E’ altresi’ verosimile l’ipotesi che esse furono lette , ma Luigi XIV non riuscendo a criptarle invio’ un messaggio al mittente di chiara sfida.
Nel 1678, la corrispondenza con la sua famiglia si infitti’ ,anche per intercessione della maitressa del Re , che organizzo’ perfino un viaggio nel 1679 ,affinche’ la famiglia di Fouquet riabbracciasse il detenuto. Nello stesso anno fu’ assegnato a Fouquet il misterioso signor Dauger come domestico
Ufficialmemte il Re sembrava quasi volesse concedere la liberta’, ma all’improvviso e misteriosamente Nicolas Fouquet mori’ , era il 23 marzo 1680.
E’ molto interessante a questo punto citare una testimonianza di uno storico francesce Abbe’ Papon che era di casa nell’oratorio della chiesa di Saint Sulpice, la sede di un’ordine chiamato : Compagnie du Saint Sacrament .
Egli scrisse che il mese prima dello stesso anno della morte di Fouquet , un suo valletto chiamato La Rivier, mori’ e fu’ sepolto nel cimitero della fortezza di Pinerolo.
Tre erano gli uomini che vivevano nella fortezza : Fouquet, Dauger ed il valletto La Rivier.
Uno dei tre’ mori’ nel febbraio 1680 ( un mese prima di Fouquet) e gli altri due in vita furono trasferiti a Exile.
Ma da molte testimonianze storiche , e’ certo che il valletto La rivier mori’ in seguito ad Exile .
Quindi chi mori’ a Pinerolo fu’ il misterioso Dauger.
Tutto fa’ pensare quindi che Fouquet non mori’ il 23 marzo 1680, ma fu’ dichiarato morto il 23 marzo 1680 prendendo il posto di Dauger, che invece mori’ il mese prima cioe’ nel febbraio 1980.
E’ questo il motivo percui quando il detenuto fu’ tradotto a Santa Margherita , si continuo’ a chiamarlo l’uomo dalla maschera di ferro, che registrarono con il nome di La Tour.
Se fosse morto veramente il 23 marzo 1680, perche’ le suppliche al Re per la sua liberazione continuarono da parte della famiglia ,anche dopo la morte ufficiale , sapevano forse della verita, cioe’ che Fouquet non era morto ?
Nel 1681 a Pinerolo comparve quindi ufficialmente l’uomo dalla maschera di ferro o il vecchio prigioniero, e Dauger scomparve per sempre dai documenti ufficiali.
La teoria del segreto in possesso di Nicolas Fouquet fu’ il motivo per il quale molto probabilmente si senti’ sempre al sicuro e del resto se Luigi XIV avesse voluto accedere a tale segreto, aveva solo l’alternativa di mantenerlo in vita non ucciderlo, sperando prima o poi di venirne in possesso.
Ma qual’era il segreto che con tanta risolutezza il Re voleva conoscere , magari mediante la costante e giornaliera opera del suo carceriere il governatore De Saint Mars
Diciamo subito pro’ che tale mistero non e’ stato mai svelato.
Cio’ a cui possiamo affidarci , con un buon intuito, e’ cercare di comprendere il perche’ di tante correlazioni e coincidenze che vedono coinvolti monarchi , nobili, papi, artisti, religiosi, ordini cavallereschi…ad una terra ricca di bellezza e misteri : La Linguadoca
La compagnie du Saint Sacrement
Questa compagnia od ordine fu’ fondata nel 1630 a Coquillere’ a Parigi e poi spostata a San Sulpice, con varie succursali sparse per l’intera Francia
Vi appartenevano illustri personaggi , nobili, religiosi ed artisti, che si ritiene rappresentasse un polo di forza ed una sorta di potere Anti-Cattolico.
Diversi membri della famiglia di Nicolas Fouquet vi appartenevano: La madre , il fratello Charles, il fratello piu’ giovane Louis, e due ecclesiatici di famiglia.
Lo stesso Fouquet aveva in passato piu’ volte appoggiato e stretto forti legami di amicizia con i suoi menbri.
Si ritiene infatti che fu’ proprio La compagnie du Saint Sacrement, ad organizzare un tentativo fallito di evasione dello stesso sovraintendente .
Ma il rapporto piu’ stretto ed interessante , forse una chiave del mistero , era quello tra Fouquet ed un pittore molto famoso dell’epoca, Nicolas Poussin, che viveva a Roma, ed era i membro della ompagnie du Saint Sacrement.
Fu’ Poussin che in quegli anni dipinse il famoso quadro , Les Bergers d’Arcade ,che racchiuderebbe per alcuni studiosi preziosi indizi sul segreto dei templari .

Nicolas Poussin : Les Bergers d’Arcade

Questo quadro rappresenta, tre pastori ed una misteriosa donna, in prossimitia’ di un seporlco dove e’ scritta la famosa frase ” Et in Arcadia Ego “
Va’ ricordato che Fouquet si interessava di alchimia ed esoterismo nonche’ di filosofia ermetica , e nella sua villa di Saind Mande’ aveva un suo personale laboratorio, spesso visitato dalla regina Cristina di Svezia , sua personale amica, con cui condivideva questi interessi.
Fu’ proprio alla morte della regina Cristina di Svezia che il suo gruppo di amici fondo’ a Roma : L’accademia d’Arcadia .
Nel 1656 Luis Fouquet , fratello di Nicolas, scrisse a quest’ultimo una lettera, chiaramente in codice , che faceva riferimento ad un messaglio che avrebbe consegnato a Roma a Nicolas Poussin per suo conto .
E’ di estrema importanza tale missiva inquanto fa’ chiaro riferimento ad un misterioso segreto :
Ho reso a Monsieur Nicolas Poussin la lettera che gli avete fatto onore scrivere ed egli ha dimostrato tutta la gioia immaginabile.
Non potete credere con quali premure Monsieur Nicolas Poussin si adopera al servizio , l’affezione con cui se ne carica, il merito e la probita’che apporta ad ogni cosa.
Egli ed io abbiamo preogettato certe cose sulle quali potro’ intrattenervi a fondo tra poco, per le quali noi otterremo da Monsieur Poussin dei vantaggi che i Re si darebbero molta pena di conoscere e che dopo di lui nessuno scoprira’ nei secoli futuri; e soprattutto cio’ non causera’ grandi costi e potra’ tornare profitto, dato che sono cose cosi’ difficili da trovare , che nessuno al mondo puo’avere in modo cosi’ rapido una fortuna piu’ grande , ne simile……………………………

Riferimenti bibliografici

I seguaci del Re della Luce
1. La letteratura piu ampia sui mandei c in lingua tedesca. Cfr .la Bibliografia per le opere in lingua inglese.
L 'opera recente piu accessibile sull'argomento c: Rudolph, Mandaeism.
2. Kurt Rudolph, "Mandean Sources», in Foester (a cura di), Gnosis, voI. 2.
La Drower, in The Mandean.~ of Iraq and Iran (p. 14), ovviamente attenta alla sensibilitr dei lettori inglesi, fa divenire le parole di apertura semplicemente: «Quando siete oppressi (...»>
3. Abbiamo tentato di capire la situazione attuale dei mandei attraverso la nostra amica Dominique Hyde. della Scuola di Studi mediorientali dell'Universitr di Londra, essendo allo stato politico attuale dell'Iraq impossibile avere qualche informazione sui mandei.
4.Drowe1,p.I00. -
5. Rudolph, Mandeai.sm, p. 3.
6. Schonfield, The Pentecost Revolution, p. 284. ..
7. Yamauchi, pp. 135-140.
8. Drower, p. 264.
9. lbid., p. 3.
10. In traduzione inglese sono disponibili solo estratti dal Sidro d'Yahia, in G.R.S. Mead. The Gnostic John the Baptizer: Selections from the Mandean John-Book. I testi proposti sono basati sulla traduzione tedesca di M. Lidzbarski, Das Johannesbuch der Mandiier (2 volumi, Gieben, 1905 e 1915).
11. In un inno manicheo del IV secolo (cfr. Haskinshp. 52.
12. Rudolph, "Mandean Sources», p. 398.
13. Citato in Drower, p. 9.
14. Citato in Rudolph, p. 299.
1.5. Citato in ibid., p. 300.
16. Sezioni 33-35 di Sidra d'Yahia.
17. Cfr. illustrazione IV in Rudolph, Mandaeism.
18. Drower,p. 3; Yamallchi,p. 80.
19. Mead. The Gnostic John 1he Baptizer, p. 16.
20. Gaster, The Dead Sea Scrip1ures, pp. 21-22.
21. Cfr. Man. Myth and Magic, n. 43, p. 1213; Riffard, Dictionnaire dell'esoterisme, pp. 154 e 294.
22.Lindsay,p.I72.
23. Rudolph, «Mandean Sources", p. 126.
24. Yamauchi, p. 24.
25. Ibid., p. 126.
26. Citato in ibid., p. 30.
27. Ibid.,p.35.
28. Ibl .,p. 176 .,;
29. Rudolph, Mandaeism, p. 3. ~
30. Schonfield, The Passover Plot, p. 208. c~
31. Yamauchi,p.29. ;f
32. Walter N. Birks, «A Personal Reminiscence" (epilogo a Birks e Gilbert, The Treasure of Montsegur).
33. Ibid., p. 154.
34. Sulle affinitr tra i testi dei mandei, il manicheismo, il Pistis Sophia (e altri testi di Nag Hammadi) e le dottrine di Simon Mago, cfr. Mead, The Gnostic John the Baptizer e Simon. Magus, Ya